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Feel and Food al Maglificio Beby: Cachemire, se lo conosci lo ami

Ieri pomeriggio, come avete potuto vede dal mio profilo su Twitter e su Instagram, ho partecipato all’appuntamento Feel and Food presso il Maglificio Beby ad Agliana insieme a Moira, Valeria, Ylenia, Chiara e Marta, tutte blogger del progetto Bloggers Love Tuscany.
Quest’appuntamento di Feel and Food è stato una piacevolissima occasione per capire cosa c’è dietro la lavorazione del cashmere e di capi di questo prezioso tessuto, occasione che è stata accompagnata anche dall’assaggio di un risotto alle castagne e al guanciale fatto dal vivo da Marta di Il Quinto Gusto.
Tra il profumo del riso e di pinot grigio Stefania ci ha raccontato le antiche origini del cashmere e le sue peculiarità.
Il cashmere è una fibra tessile di origine naturale, rara e preziosa perché si ottiene dal vello di capre che abitano in regioni particolari come la Cina, l’Afghanistan, la Mongolia e l’Iran.
Le capre Hyrcus, è così che si chiamano, a causa degli inverni rigidi e alle estati afose di quelle regioni hanno sviluppato sotto il vello esterno più grossolano un sottovello più morbido e con un’altissima capacità di isolamento, il duvet, col quale viene fatto il cachemire.
Questo speciale tipo di lana combina le proprietà della lana “normale” con un’estrema leggerezza e sofficità dovuta alla finezza della fibra. Per quanto il cashmere sia leggero e morbido, è anche una fibra molto resistente: un maglione di questa lana infatti non si deformerà negli anni.
A questo proposito, Stefania ci ha anche invitato a diffidare dal comprare maglie o maglioni che sull’etichetta sono in cachemire ma che in realtà sono realizzati in filato scadente; la prima cosa a cui fare attenzione è senz’altro il prezzo.
Anche se, indubbiamente, fa gola un maglioncino in cachemire a 30 euro, dobbiamo essere realisti e considerare alcuni dati: 300 grammi è la quantità di lana che riesce a produrre una capra Hyrcus in capo all’anno e per un cardigan lungo ci vuole almeno un chilo di lana, il prezzo di mercato del cachemire, con oscillazioni in base alla qualità del filato, si colloca circa a 160 euro al chilogrammo.
Affinchè il capo sia di alta qualità il filato utilizzato dovrebbe sempre essere il duvet two ply, cioè a due fili ritorti (sull’etichetta potete trovare 2/28000= two ply o 1/18000= one ply), preferibilmente proveniente dalla Mongolia.
Il cachemire più pregiato è indiscutibilmente di colore chiaro, dal bianco panna al beige un po’ più scuro o al grigio chiaro.
Preferite sempre acquistare capi in cachemire dal filato chiaro accettando di pagare anche 30 euro in più sul prezzo di mercato: la qualità è superiore rispetto a un capo nero o comunque scuro in cui è più “facile” nascondere le impurità del filato (diffidate perciò dai melangiati).
Questa fibra naturale è famosissima per la sua tenerezza al tatto, dovuta ad uno speciale lavaggio chiamato “follatura”: infatti più laviamo il cashmere, meglio è, perché diventa ad ogni lavaggio sempre più morbido.
Per mantenere il nostro amato maglione di cachemire sempre bello e morbido non bisogna bistrattarlo e avere degli accorgimenti: non è necessario lavare questa lana con una temperatura superiore ai 30 gradi, la cosa migliore sarebbe lavare a mano con un sapone neutro (o con uno shampoo per bambini) massaggiandolo nell’acqua e poi risciacquarlo, sempre massaggiandolo. Se il nostro capo è macchiato, applichiamo direttamente del sapone sulla macchia ma non frizioniamo il filato, massaggiamolo e risciacquiamo senza mai torcerlo o strizzarlo.
Fate asciugare il vostro capo tra due asciugamani orizzontalmente, srotolatelo e rinfrescate il capo. Se avrete avuto questi accorgimenti non ci sarà neanche bisogno di stirare il vostro capo in cachemire, eventualmente solo un colpo di vapore e il gioco è fatto.
E se il mio maglione fa i famosi “pallini”? Non c’è da preoccuparsi, il cachemire tende a fare un po’ di pilling (i pallini) quando sfrega con altri capi e questo non vuol dire che sia di bassa qualità: basta munirsi di una spazzola in velluto o adesiva, distendere il nostro maglione su un piano e levare delicatamente il pilling prima del lavaggio. Dopo un paio di volte che avremo adottato questo accorgimento, il nostro maglione sarà sempre perfetto.
Avete visto quante cose si imparano?
E’ stato un pomeriggio davvero bello e significativo, anche per il fatto che abbiamo potuto visitare l’azienda e vedere le fasi del processo produttivo. Dalla filatura, alla rammagliatura fatta a mano, fino alla follatura e all’impacchettamento.
Spero che questo post sia utile per i miei lettori come è stato per me l’appuntamento di ieri pomeriggio.

Grazie per esser passato da me  || Thanks for reading 

 
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Francesca Giagnorio

Francesca Giagnorio

Content creator appassionata di fotografia! Vivo in mezzo alla natura e ho trovato la mia anima nel cottagecore.

1 Commento


Andrea jueong
14/11/2013 at 18:48
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